Un’arte chiamata grafica. Un viaggio che inizia da molto lontano
ottobre 4, 2017
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Quando parliamo di grafica, spesso la contestualizziamo nella nostra contemporaneità, verosimilmente immaginando lo sviluppo economico e il boom industriale come punti dai quali partire per costruire una storia del suo linguaggio comunicativo.

Ma il viaggio di questa forma d’arte inizia da molto più lontano, dove una forma di rappresentazione ponderata e sviluppata su un linguaggio che riesce a comunicare precisi messaggi getta i germogli di una disciplina che, all’inizio del ‘900, conosce il suo vero sviluppo.

È un percorso ricco di sfumature, che passa imprescindibilmente attraverso l’arte dipinta, dalla quale nasce per poi imporsi come disciplina con una propria identità.

Le prime tracce di un linguaggio grafico le troviamo addirittura nelle pitture rupestri del primo paleolitico, dove l’arte era costituita dalla rappresentazione di immagini stilizzate e dall’utilizzo di pochi colori, oppure nella complessa e quasi esoterica arte antica degli egizi, i primi a unire le immagini a testi scritti, attraverso l’attenta composizione e la comunicazione di messaggi, espliciti o nascosti. I colori iniziano qui ad assumere un significato simbolico, così come la raffigurazione di forme e figure, e il linguaggio visivo inizia ad assumere il potere del racconto di una storia.

In epoche più “recenti”, troviamo questa forma di comunicazione nelle miniature che dal medioevo al rinascimento hanno impreziosito manoscritti con incredibile maestria, a volte concentrata nell’apparente semplice, ma in realtà molto complesso, spazio di una lettera. È qui che, tra preziose cornici dipinte e sfondi a foglia d’oro, nasce un rapporto tra l’immagine e il lettering, nel quale quest’ultimo detta il canone degli spazi.

Ma quand’è che l’arte diventa una forma di comunicazione pubblicitaria?

Per capire il momento importante nel quale viene utilizzata l’arte per fini esplicitamente pubblicitari, dando così forma a una comunicazione di tipo “commerciale”, bisogna arrivare al XVIII secolo, dove la nascita della stampa popolare e quella degli illustratori, dà vita a una forma di illustrazione al servizio di libri e riviste.

Con l’avvento della seconda rivoluzione industriale, la necessità di portare i prodotti fuori dai magazzini e farli conoscere alla gente, porta alla nascita della grafica pubblicitaria, divulgata in larga scala grazie al costante sviluppo delle tecniche tipografiche su manifesti, quotidiani e giornali di vario tipo.

La pubblicità in quel periodo non interessa solamente gli illustratori e i designer che trovano nella grafica la propria disciplina professionale (e molti dei quali hanno dato nome a famosissime font utilizzate anche oggi: Baskerville, Bodoni, Didot, solo per citarne alcuni), ma coinvolge anche personaggi di spicco del panorama artistico e culturale. In particolare, nella scena francese, emergono i nomi di Eugène Delacroix e di Gustave Doré, i quali illustrano libri e opere, e di Henri De Toulouse-Lautrec, celebre pittore tardo impressionista, i cui manifesti per locali come Les Ambassadeurs e Moulin Rouge divennero talmente celebri da entrare nell’immaginario collettivo della cultura popolare. È in questi casi che si può vedere quanto stretto sia il legame tra un’arte figurativa come quella pittorica, e quella di un linguaggio grafico intento a lanciare, con la sua forza comunicativa, un messaggio differente.

Con lo sviluppo economico del ‘900, la grafica assume un ruolo primario nella comunicazione pubblicitaria e, fatto tesoro delle esperienze acquisite dal mondo dell’arte pittorica, si sviluppa di pari passo con l’evoluzione della stampa e dell’economia, sperimentando nuovi linguaggi e immaginari culturali.

In questo periodo, la comunicazione grafica si amplia a nuovi settori che necessitano di una comunicazione efficace verso il pubblico. Un caso esemplare è quello del cinema che in questi anni rivoluziona la propria immagine grazie ad artisti che ne curano i poster promozionali. Saul Bass, celebre designer divenuto famoso in questo periodo, è tra i massimi esponenti di questa rivoluzione, con le sue meravigliose locandine e il suo lavoro sui titoli di testa dei film.

Poco dopo il secondo dopoguerra si verifica infine uno “ritorno” linguistico tra pittura e grafica: se, durante la sua nascita, è la grafica a prendere forma dall’arte pittorica, dopo gli anni ‘50 è proprio quest’ultima che trae ispirazione dalla comunicazione pubblicitaria commerciale. Durante questo periodo di grande innovazione, nomi come Warhol, Lichtenstein e Rosenquist ci mostrano come le immagini fluiscono con molta efficacia tra il linguaggio delle belle arti e quello della grafica; i dipinti traggono ispirazione direttamente dai prodotti pubblicizzati e dalle campagne commerciali delle aziende, dalla composizione e dalle tecniche di stampa visibili sui manifesti e giornali a grande tiratura.

Attualmente, la grafica rappresenta un settore sempre più dominato dalle tecnologie digitali, che non solo hanno rivoluzionato le tecniche tipografiche, ma hanno apportato cambiamenti radicali anche nella concezione di pubblicità e marketing; ne sono un esempio le sempre crescenti esigenze in campo dei social networks e del web. È un mondo incredibilmente complesso, quello della comunicazione grafica, ma se andiamo a ripercorrere la sua lunga, lunghissima storia (che offre numerosi spunti per altrettanti approfondimenti), ci rendiamo conto di quanto questa disciplina sia importante nella cultura popolare e di quanto sia intrisa di arte e di cultura!